Chi non ha mai fatto un gratta e vinci o giocato una "schedina" al bar, oppure anche solamente le slot machine all'interno di qualsiasi locale. Gesti che ormai si sono fusi all'interno del nostro immaginario comune, pur essendo dannosi. La capacità di permeare qualsiasi classe sociale, si trasforma di pari passo nel contagio di qualsiasi fascia di età.
In particolare a esserne divorati sono i giovani adolescenti, che non volendo e inconsciamente aggiungo, subiscono gli effetti di queste patologie precocemente. Gli anni dello sviluppo social hanno veicolato questo virus facendolo entrare a contatto con un numero di persone, e ripeto soprattutto giovanissimi, in crescita esponenziale. Non serve andare nemmeno troppo lontano dal proprio divano, non siamo costretti ad alzarci e fare una particolare fatica fisica per arrivare a qualsiasi forma di gioco d'azzardo perché la tanto osannata curva evolutiva del genere umano ha proposto al singolo individuo di sedersi comodo sul divano e, con qualche semplice tocco sullo schermo dello smartphone o click del mouse, ubriaco com'è delle mille pubblicità esplicite e soprattutto nascoste e occulte, versa i propri risparmi sui cavalli che corrono o la schedina della prossima giornata di qualsiasi sport animale o umano presente sulla terra.
Ed è proprio in questo contesto distopico che la cooperativa Coop21 ha indagato con un sondaggio tra i giovanissimi frequentanti le scuole superiori a Colle di val d'Elsa. Il campione di 199 ragazzi ha fatto emergere dati allarmanti che difficilmente possono arrivare all'orecchio distratto dei cittadini adulti: il 50% ha giocato d'azzardo almeno una volta, mentre il 52,5% frequenta luoghi dove è possibile scommettere.
Fa impressione la normalizzazione del fenomeno: questi dati si intersecano e mostrano quanto il gioco d'azzardo sia entrato nella quotidianità giovanile, creando un ambiente dove scommettere diventa un'attività alla portata di tutti.
Dati che vanno di pari passo con una percentuale del 60% di ragazzi che ha visto pubblicità di scommesse online, vittime del marketing aggressivo che include anche la promozione indiretta attraverso contenuti di influencer che si riprendono mentre giocano. Questo porta ad una vera e propria glamourizzazione del GAP sui media digitali.
L'intervista al Dr. Zanobini del SerD di Colle di Val d'Elsa
Abbiamo sottoposto questi dati al Dr. Zanobini del Servizio per le Dipendenze di Colle di Val d'Elsa per un commento specialistico.
Dr. Zanobini, il 50% dei ragazzi della Valdelsa ha giocato d'azzardo almeno una volta e il 30% ha scommesso online. Questi dati rispecchiano quello che osservate negli accessi al SerD? E cosa ci dicono sulla reale diffusione del fenomeno tra i minori?
"I dati che sono emersi dal questionario ricalcano quelli delle statistiche effettuate a livello nazionale e ci confermano che purtroppo il gioco d'azzardo è oggi molto presente nella vita dei ragazzi. Tuttavia purtroppo l'accesso dei giovani ai programmi di trattamento è ancora molto basso e i SerD fanno ancora molta fatica a intercettare questo tipo di situazioni e coinvolgere questa tipologia di utenza all'interno dei percorsi di cura. Altri dati del questionario ci dicono che i ragazzi non hanno consapevolezza delle possibilità di intervento e anche le famiglie spesso non sanno dei percorsi attivi presso i SerD. È necessario diffondere l'informazione che al SerD è possibile una presa in carico multiprofessionale per questo tipo di situazioni e che la precocità dell'intervento può fare la differenza."
C'è differenza tra il modo in cui i giovani e gli adulti sviluppano dipendenza da gioco d'azzardo? I ragazzi hanno comportamenti, motivazioni o percorsi di dipendenza diversi rispetto agli adulti che arrivano al SerD?
"L'adolescenza è una delle fasce di popolazione a rischio per lo sviluppo di dipendenza da gioco d'azzardo, così come anche la popolazione maschile adulta, l'età successiva alla pensione - soprattutto per le donne - e i migranti. Le modalità con cui si sviluppa la dipendenza sono simili a quelle dell'adulto ma con alcune peculiarità. Alcune dipendono da ragioni di ordine neurobiologico connesse con il neurosviluppo: il cervello degli adolescenti ha ancora poco sviluppate le aree che consentono un controllo dei comportamenti impulsivi e questo li rende più inclini ad agire comportamenti a rischio quali il gioco d'azzardo. Altre motivazioni sono legate al fatto che l'adolescenza è un'età critica, in cui si delinea il senso di sé e si assiste alla definizione identitaria. Molti dei ragazzi di oggi fanno fatica a trovare dei modelli identificativi sani, sono iperconnessi al web e da questo stimolati da stereotipi di facile realizzazione personale e identificazione del proprio valore attraverso l'immagine e la ricchezza. Molti fanno fatica a tollerare le frustrazioni e soffrono di una autostima fragile che cercano di nutrire anche attraverso il ricorso a prove non autentiche del proprio valore. Il gioco d'azzardo può divenire, attraverso l'illusione della vincita, lo strumento per nutrire la propria grandiosità, ma finendo per ostacolare la realizzazione di un sé più autentico."
Il 60% ha visto pubblicità di scommesse online e contenuti di influencer che giocano, mentre il 10% non sa nemmeno se ha una dipendenza. Come si collegano esposizione mediatica e mancanza di consapevolezza nel processo di sviluppo del GAP?
"Più di altre fasce di popolazione, i ragazzi sono molto suscettibili a quanto vedono in TV e sui social network, proprio perché la loro identità è ancora in evoluzione. Dai dati del questionario, una piccola percentuale di coloro che dichiara di avere visto contenuti di questo tipo, dichiara anche di essersi sentito spinto poi a giocare o comunque a pensare che giocare potesse essere un modo per fare soldi facili. Tra i fattori che favoriscono lo sviluppo di una dipendenza, oltre ai fattori individuali di ordine psico-biologico, giocano un ruolo fondamentale le influenze familiari e i fattori ambientali. Nei giovani l'aspetto emulativo è determinante e la iperstimolazione attraverso la rete è quanto di più deleterio possa esserci per loro. Anche ambienti tradizionalmente sicuri, quali quelli legati allo sport, rischiano oggi di essere contaminati da richiami pubblicitari al gioco d'azzardo, in particolare alle scommesse sportive, che rappresentano la tipologia di gioco più diffusa in questa fascia di età, soprattutto nei maschi. Anche le esperienze videoludiche online rappresentano ormai occasioni di rischio in quanto associano le modalità additive già proprie dei videogiochi a una massiccia contaminazione di richiami all'azzardo. Oggi i videogiochi non sono più quelli di un tempo: il più delle volte si gioca online, in spazi indefiniti, insieme ad altri ragazzi collegati dalle proprie abitazioni. Molti giochi hanno introdotto meccanismi basati su microtransazioni economiche: in pratica il gioco è gratuito, ma per sbloccare contenuti extra è possibile acquistare pacchetti contenenti oggetti virtuali a pagamento che aumentano le probabilità di vincita. Si crea pertanto un meccanismo che porta a identificare nell'investimento di denaro una possibilità maggiore di affermazione, con modalità molto simili a quelle dei giochi d'azzardo."
Nella sua esperienza clinica, quali sono le conseguenze più gravi che il gioco d'azzardo patologico provoca nello sviluppo psicologico e sociale di un adolescente?
"Mi sento di dire che la conseguenza più grave per un adolescente nei casi di gioco patologico è la privazione dei contatti sociali, l'isolamento e la riduzione delle possibilità di crescita attraverso la realizzazione scolastica e lavorativa. Anche se può sembrare allarmistico, la rapidità con cui può svilupparsi dipendenza nei confronti del gioco d'azzardo, fa sì che i ragazzi siano facilmente a rischio di vedere sempre più compresse le occasioni di condivisione e crescita personale che ogni dipendenza di fatto ostacola e compromette."
Alla luce di questi dati allarmanti della Valdelsa, quali sono le strategie di prevenzione più efficaci? E cosa dovrebbero fare concretamente famiglie e scuole per riconoscere e intervenire tempestivamente?
"A mio avviso, progetti quali quello promosso attualmente dalla Società della Salute Alta Valdelsa e che vede il coinvolgimento della Cooperativa Sociale Coop21 per la realizzazione pratica dello stesso, rappresentano occasioni importanti per fare prevenzione e creare nuove occasioni di benessere per i giovani e la popolazione tutta. Da ottobre scorso ad oggi è stata implementata da Coop21 una attività di educativa di strada che attraverso la mappatura del territorio e la realizzazione di laboratori creativi ha permesso di avvicinare i giovani alla possibilità di sperimentarsi in importanti occasioni ludiche e aggregative. Il concetto che è alla base di tutto ciò è che valorizzando proposte alternative quali lo sport, l'arte e altre forme espressive di sé, sia possibile gettare le basi per ridimensionare il peso che altri tipi di attività, quali il gioco d'azzardo, possono avere nella nostra vita. Le famiglie, e i genitori in particolare, dovrebbero aiutare i ragazzi a realizzare le proprie passioni e i propri interessi personali, evitando di investire su di loro le proprie insicurezze e di spingerli verso la realizzazione di obiettivi che non sentono propri e che li portano a sentirsi cronicamente insoddisfatti. Inoltre, insieme alla scuola, valorizzare l'importanza dell'educazione economica, il sostegno allo studio, al lavoro e all'impegno personale quali strumenti per la realizzazione di sé e l'attenta limitazione degli accessi a piattaforme di gioco e scommesse, sfruttando le possibilità concesse dalla tecnologia attuale."
Durante la conversazione, il Dr. Zanobini evidenzia un aspetto interessante emerso dal questionario: "Parecchi ragazzi hanno risposto correttamente alla domanda 'il gioco d'azzardo secondo te è?' dicendo che significa 'scommettere soldi su qualcosa di cui non puoi prevedere il risultato'. Questo fa pensare che ci sia una discreta consapevolezza del problema".
Anche sulla pericolosità dello "shoppare" nei videogiochi, il 65% riconosce che può creare dipendenza. "Non dobbiamo trattare i nostri ragazzi come stupidi", osserva Zanobini, "ma quel 20% che dice 'no' non è trascurabile: su 199 ragazzi sono comunque tanti".
Il paradosso è che la consapevolezza teorica non si traduce necessariamente in comportamenti prudenti: il 41% ammette di acquistare contenuti extra nei videogiochi, pratica che il medico definisce "una forma d'azzardo piccola, che però innesta un pensiero pericoloso sul cervello vulnerabile dell'adolescente".
"C’è una difficoltà da parte dei giovani di accedere ai Ser.D", ammette Zanobini, "questo anche per le dipendenze da sostanze". La nostra utenza è prevalentemente adulta: "maschi di mezza età, con famiglia, o persone più anziane - soprattutto donne dopo la pensione che, con la perdita del ruolo sociale, trovano nel gioco una valvola di sfogo".
Il problema dell'accesso è anche culturale: "Dobbiamo passare il messaggio alle famiglie che ai Ser.D si può andare per problemi anche diversi da quelli della tossicodipendenza e tra questi c’è il gioco d’azzardo e le varie forme di nuove dipendenze".
Il fenomeno degli influencer che trasmettono in diretta le loro sessioni di gioco rappresenta un'escalation preoccupante: "I giovani sono molto condizionabili. Se vedono qualcuno giocare e vincere soldi in maniera facile, sono molto suscettibili. L'influenza ambientale in questo tipo di patologia conta più della predisposizione genetica".
La conversazione si allarga al tema delle dipendenze multiple: "C'è correlazione tra gioco d'azzardo e uso di sostanze", spiega Zanobini. "La vulnerabilità verso la dipendenza può far sì che la persona cerchi risposte al proprio disagio sia nel gioco che nelle sostanze. Inoltre, alcol e cocaina sono disinibitorie: offuscano il pensiero e favoriscono comportamenti a rischio".
Anche gli ambienti fisici sono studiati per incentivare la dipendenza: "Nei luoghi di gioco non ci sono finestre, così non ti accorgi del tempo che passa. C'è il bar, puoi fumare dentro, i premi sono esposti in schermi enormi. Vengono create le condizioni per favorire il distaccodalla realtà, che spesso è anche quello che le persone cercano".
I dati della Valdelsa fotografano una realtà che va oltre i confini locali: il gioco d'azzardo tra i minori è un fenomeno nazionale, alimentato dalla digitalizzazione e da un marketing sempre più aggressivo. La ricerca di Coop21 ha il merito di aver portato alla luce numeri che molti preferirebbero ignorare.
Ma c'è anche una nota di speranza nelle parole del Dr. Zanobini: "L'educativa di strada funziona. Coop21 intercetta ragazzi che altrimenti non arriverebbero mai ai servizi: quelli che abbandonano la scuola, che si trovano alla stazione, al bar, nei luoghi di aggregazione. L'idea è di andare proattivamente a cercare queste situazioni invece di aspettare che arrivino da noi".
La vera sfida è culturale: trasformare la consapevolezza teorica in comportamenti concreti, offrire alternative valide al fascino illusorio della vincita facile, e soprattutto costruire una rete territoriale che sappia intercettare i segnali d'allarme prima che sia troppo tardi.
Come conclude il medico: "Il problema ha tante sfaccettature, ma non dobbiamo minimizzarlo. I più vulnerabili sono spesso i ragazzi più soli, quelli che hanno perso un progetto di vita. Nel gioco cercano la loro dimensione, ma rischiano di perdersi definitivamente".